
Elia Colombo: il nostro artista del mese
Oggi intervistiamo Elia Colombo, giovane designer e illustratore che impazza sui social, per la sua vena sempre sarcastica e uno spaccato sulla società più unico che raro. Anticonformista per natura e filosofo per vocazione, ma ora basta con le parole e godetevi l’intervista.
Nome, Sesso, Data di Nascita e viaggi fatti nell’ultimo anno.
Elia Colombo
Maschio
15 Febbraio 1988
Viaggi: Danzica, Roma (2 volte), Riga, Parigi
Quale viaggio hai preferito e perché?
Tolte Roma e Parigi, che ho già visitato varie volte, il viaggio che ho preferito è stato quello in Polonia. L’area baltica del paese mi ha conquistato, con la sua energia giovanile e l’atmosfera di design (anche per le ragazze, ma meglio scriverlo tra parentesi).
Per cosa le gente, secondo te, apprezzi la tua arte?
Capire cosa piaccia al pubblico non è affatto semplice. Ma credo di poter affermare che la gente apprezzi la mia “arte” per un duplice motivo. Prima di tutto per una questione di appeal: il forte impatto immediato delle mie opere. Questa è sicuramente una motivazione esteriore e puramente formale, se vogliamo, ma la giusta scelta dei colori e il bilanciamento degli elementi colpisce nel segno anche quando, magari, non si ha voglia o tempo di soffermarsi sul significato dell’opera. E questo ci porta al secondo motivo, ossia, ovviamente, il significato. Il contenuto concettuale è il cuore pulsante di un’opera, ciò che la rende viva, o per lo meno questo è quel che accade nel mio caso. Credo che il pubblico abbia imparato ad apprezzare le idee che propongo, e la capacità di trasmettere con ironia messaggi più o meno importanti.
Come pensi che la tua arte possa influenzare chi la vede?
Non so dire come la mia arte influenzi effettivamente le persone, ma posso parlare di cosa cerco di trasmettere al pubblico. L’intenzione delle mie opere è sempre quella di far cambiare punto di vista. La mia speranza è che chi si accosta al mio lavoro si fermi un attimo a pensare. Insomma, il mio è una specie di progetto pedagogico, che ha di mira l’espansione degli orizzonti e della coscienza.
Da dove trai più ispirazione per le tue creazioni?
Concedetemi una breve fenomenologia dell’ispirazione. Da un lato è evidentissimo che l’ispirazione sia qualcosa da cui siamo colpiti, e non qualcosa che potremmo attivare a piacimento, come premendo un interruttore; il che sembra suggerire che essa dipende dalle cose che ci circondano anziché da noi stessi. Temo però che non dipenda nemmeno da queste; infatti se una sedia fosse fonte di ispirazione per quel che è, allora ci ispirerebbe ogni volta che la utilizziamo (e ovviamente non funziona così, perché potremmo sederci su quella sedia per una vita intera senza che susciti in noi la minima ispirazione, fino al momento in cui, finalmente, ci ispira). Questo significa che, sebbene l’ispirazione non dipenda da noi, essa non può dipendere nemmeno dalle cose.
Non sono le cose ad ispirarci, ma il modo in cui le percepiamo. Che cosa mi ispira? Niente nello specifico, ma potenzialmente ogni cosa. L’ispirazione è uno stato fugace, un attimo irripetibile, e tutto ciò che possiamo fare, è prepararci ad accoglierla: proprio come il pescatore prepara le sue reti e le cala nell’oceano, senza sapere quali pesci pescherà né quando ciò accadrà.
Rapporto con i social newtork?
Considero i social così come un grande pensatore medioevale considerava la logica: essa è una spada – diceva – uno strumento di per sé innocuo che può essere utilizzato bene, oppure male. I social network funzionano allo stesso modo. Personalmente, non condivido nessuna critica che viene mossa a priori a questo mezzo. Per quanto mi riguarda, i social sono un potentissimo strumento al servizio della creatività e della condivisione, sta a noi sfruttarli nel modo migliore. L’importante è che non siano loro a sfruttarci.
Quanto l’esperienza e la maturità pensi possano modificare il tuo futuro percorso artistico?
Credo che tutto si modifichi e che un percorso artistico non faccia eccezione, quindi sicuramente continuando a procedere prima o poi mi accorgerò che qualcosa si è modificato. Probabilmente esperienza e maturità smusseranno molti spigoli, sia tematici sia estetici.
Termina la frase ”Non sarei io se…”
1) … imparassi a tenere in mano la matita correttamente (ebbene sì, ho un modo tutto mio di impugnarla);
2) … mangiassi panna montata;
3) … i libri non esistessero.
Speriamo che la nostra intervista a Elia vi sia piaciuta.
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